martedì 28 febbraio 2017

"NOI" A VALLE GIULIA - 1 MARZO 1968


1 Marzo 1968- Roma, Battaglia di Valle Giulia, nelle prime file militanti di Avanguardia Nazionale "Nella foto si riconoscono diversi militanti della Caravella tra cui tre dei dieci consiglieri dell'Orur, (1) Maurizio Giorgi, (2) Guido Paglia, (3) Franco Papitto, (4) Stefano Delle Chiaie. (5) Ugo Gaudenzi, (6) Stefano Bettini, (7) Adriano Tilgher, (8) Roberto Palotto, (9) Adriano Mulas, (10) Mario Merlino, (11) Tonino Fiore 





 





1 Marzo 1968
E’ una giornata primaverile. A Piazza di spagna ci siamo tutti. L’ accordo è fatto : i compagni non portano né alzano bandiere rosse. Caravella non alza simboli o bandiere. Il nostro diritto a partecipare è sancito senza prevaricazioni di sorta. Anche gli slogan devono essere quelli e solo quelli : “Castro, Mao, HO Chi Min” per loro, “ Fascismo, Europa, Rivoluzione” per noi, “Che-Che-Guevara” per chi piace.
Al PCI tutto questo non piace.(1)
Gli attivisti cinesi bloccano chi tenta slogan provocatori, Caravella fa altrettanto. Sandro Saccucci futuro deputato, viene zittito pesantemente da un camerata quando, preso da improvviso “raptus” grida : morte ai rossi”.
Gli attivisti del PCI, guidati dal responsabile della federazione romana Trivelli, cercano di dirottare il corteo, di oltre quattromila persone, verso il centro. Li seguiranno in pochi : è la crisi, dopo poco la Federazione Giovanile Comunista sarà costretta a sciogliersi per infiltrare tutti i suoi rimanenti quadri nel Movimento Studentesco e tentare di monopolizzarlo.
Il grosso del corteo giunge a Valle Giulia, la polizia, che presidia la facoltà, carica. Questa volta gli studenti non fuggono. Dà loro entusiasmo la forza attivistica della Caravella. Sandro un camerata dei Castelli, oggi funzionario in un ente di stato, viene ferito ad un occhio da un sasso lanciato dai poliziotti. Lo soccorre una compagna : tra i due, poi, nascerà una storia d’amore.
I giovani entusiasti perché la polizia è fuggita, entrano nelle facoltà; è un errore che la Caravella non commette.
I rinforzi di celere e carabinieri schiacceranno e picchieranno selvaggiamente questi giovani, mentre tutto intorno a Valle Giulia proseguono sconti cruenti, dove i giovani fascisti si distinguono per la loro generosità. Anche le donne dei “cinesi” si buttano nella mischia con coraggio spronando a gran voce i propri compagni a non restare indietro.
Molti episodi meriterebbero di essere ricordati.
Il camerata Tizio che picchia contemporaneamente un carabiniere ed un compagno che voleva impedirglielo: il camerata Caio che ferma un gruppo urlante di giovani scatenati per consentire a due carabinieri giovanissimi, con le mani alzate, tremanti ed impauriti, di ritirarsi senza danni; altri camerati che a mani nude, afferrano i fumogeni lanciati dalla polizia e li rilanciano a braccia. La celere tenta a più riprese attacchi con tutti i suoi mezzi: ma la natura dei luoghi e la compattezza giovanile riescono ad avere la meglio ed a respingere i vari tentativi.
E’ una giornata d’ autentica battaglia e di vittoria per le nostre tesi: non limitarsi a rivendicazioni “sindacali” nell’ Università, ma uscire dall’ Università per contestare il sistema. Sarà questa scelta a meritarci il titolo di “provocatori”.
Il periodico di sinistra “Quindici”, qualche tempo dopo, pubblicherà un poster gigante che sarà sui muri delle stanze della maggioranza dei giovani del 68 : il suo titolo è “La Battaglia di Valle Giulia”
I volti che vi si riconoscono sono volti noti: sono i giovani della Caravella : Adriano Tilgher, Antonio Fiore, Guido Paglia, Stefano delle Chiaie, Mario Merlino, Maurizio Giorgi, Pierfranco Di Giovanni, Roberto Paolotto, Roberto Raschetti, Domenico Pilolli…..
A chiusura della cronaca di quella giornata e giusto rileggere le dichiarazioni dell’ epoca di due giovani della Caravella, tratte dall’ Orologio del 15/03/1968: “ In un primo momento ci facevamo sotto solo noi. I comunisti se ne stavano sulle gradinate a gridare : “polizia fascista”. Noi gli gridavamo vigliacchi, fatevi sotto! Borghesi!. Allora i cinesi hanno cominciato a muoversi. Poi anche i comunisti hanno presso qualche manganellata e così hanno perso la testa. Me lo immagino il loro stato d’ animo. Si facevano sotto per puntiglio, per non rimanere dietro a noi. Una pena indescrivibile. A ripensarci mi viene da ridere. Ci facemmo sotto insieme ai comunisti, ma loro gridavano “polizia fascista!” noi cantavamo “all’ armi!”. Nei m omenti di tregua allungavo qualche sveglia a quelli che stavano a gridare : “polizia fascista”.



(1)Scrive l’ Orologio del 15/03/1968 a pag. 8 “ alle Botteghe Oscure regnava una costernazione non minore. I dirigenti della federazione giovanile venivano duramente rimproverati da Paietta e Valori per “essersi lasciati strumentalizzare dai fascisti”…..Due giorni dopo infatti, i comunisti inscenarono una dimostrazione nella stessa Valle Giulia. Nel corso di tale manifestazione si deploravano gli incidenti del venerdì che venivano attribuiti ai “picchiatori fascisti”.


DAL LIBRO “A VALLE GIULIA”
Pag. 15-16-17
EDIZIONI PUBLICONDOR


APRILE 1967
 
 
ROMA UNIVERSITA' "SAPIENZA" VIALE REGINA MARGHERITA









Dopo che, nel mese di febbraio 1968, la facoltà era stata sede di numerose iniziative politiche, molte delle quali coordinate da docenti dello stesso ateneo, ed essendosi giunti all'occupazione della facoltà da parte degli studenti, il 29 febbraio la stessa era stata sgomberata dalla polizia, chiamata dal rettore Pietro Agostino D'Avack, e restava presidiata.
Il 1º marzo 1968, un venerdì pieno di sole, circa 4000 persone si radunarono in Piazza di Spagna. Da lì il corteo si divise in due: una parte mosse verso la città universitaria, mentre la maggioranza degli studenti si diresse verso Valle Giulia con l'intento di occupare la facoltà precedentemente sgombrata dalla polizia. Giunti sul posto, gli studenti fronteggiarono un imponente cordone di forze dell'ordine. Un piccolo gruppo di poliziotti, staccatosi dalla fila, prese uno studente e iniziò a picchiarlo; la reazione degli studenti fu immediata e iniziò un lancio di sassi ed altri oggetti contundenti.
Solo gli ufficiali di presidio disponevano di armi cariche (la versione istituzionale affermò che ciò fu ordinato gerarchicamente per evitare il degenerare della situazione che si prevedeva incandescente, mentre "radio caserma" affermò - ripresa da fonti giornalistiche della destra estrema - che questa era una condizione ordinaria delle forze di polizia, dovuta alla carenza di fondi per l'acquisto delle munizioni). Gli scontri presto degenerarono in tutta l'area universitaria e, sorprendentemente, gli studenti mostrarono di essere in grado di reggere l'urto con le cariche della polizia, a differenza di quanto era accaduto in altri scontri accaduti nei mesi precedenti. A guidare l'attacco contro la polizia furono gli esponenti del movimento Avanguardia Nazionale, guidati da Stefano Delle Chiaie. Avanguardia Nazionale era inoltre supportata da alcuni esponenti del FUAN e del MSI.. Tra i partecipanti agli scontri di Valle Giulia vicini al movimento studentesco ritroviamo molte figure che avranno in seguito percorsi tra i più svariati: il regista Paolo Pietrangeli (che all'episodio dedicò la famosa canzone "Valle Giulia" divenuta un simbolo del movimento sessantottino), Giuliano Ferrara (che rimase ferito), Paolo Liguori, Aldo Brandirali, Ernesto Galli della Loggia, Oreste Scalzone. 
Al termine degli scontri i fascisti guidati da Delle Chiaie e il FUAN occuparono la facolta di Giurisprudenza, mentre gli studenti di sinistra occuparono Lettere. Si registrarono 148 feriti tra le forze dell'ordine e 478 tra gli studenti. Ci furono 4 arrestati e 228 fermati. Otto automezzi della polizia furono incendiati. Cinque pistole furono sottratte agli agenti.
Da questo momento si creò una frattura tra i giovani di destra e il MSI che per bocca del segretario Arturo Michelini sconfessò i propri militanti: "A chi avesse per caso delle perplessità a questo proposito, diciamo francamente che non ha capito che cosa significa militare nel MSI". La crisi, tutta interna alla destra, raggiunse l'apice il 17 marzo quando i Volontari Nazionali, inviati da Michelini e guidati da Giorgio Almirante e Massimo Anderson si recarono presso l'Università occupata. Il tentativo di coinvolgere gli studenti di destra arroccati nella Facoltà di Giurisprudenza non ebbe effetto, anzi alcuni militanti missini defezionarono quando ne constatarono la presenza all'interno della facoltà occupata. Il
successivo tentativo, effettuato dai Volontari Nazionali, di penetrare all'interno di Lettere provocò duri scontri con gli studenti. Notando gli scontri gli studenti di Avanguardia Nazionale guidati da Delle Chiaie uscirono dalla facoltà di Legge e si disposero sui gradini del Rettorato. Ad essi si aggiusero anche i militanti del FUAN.


« Volevamo in questo modo manifestare la nostra estraneità a quell'iniziativa e non partecipare agli scontri. In effetti non me la sentivo di schierarmi con nessuno dei due contendenti, mentre Primula Goliardica andò a Lettere a difendere i comunisti. E anzi furono i suoi militanti a sostenere il primo assalto. »


(Stefano Delle Chiaie.)
I missini furono rapidamente respinti dagli studenti, rafforzati dall'arrivo di attivisti comunisti, e furono costretti a ritirarsi rifugiandosi all'interno di Giurisprudenza. Fu travolta anche la squadra di Giulio Caradonna che era arrivata nel frattempo e che si rifugiò anch'essa dentro Giurisprudenza. A questo punto furono coinvolti anche gli studenti del FUAN che, rimasti estranei agli scontri, si barricarono nella Facoltà.


La componente neofascista della contestazione si allontanò dal movimento studentesco in seguito ai fatti di Valle Giulia, nel corso dell'assalto della facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza del 16 marzo da parte di un gruppo di militanti del Movimento Sociale Italiano
























 
 











VISITA IL SITO
 
 
 

A PREDAPPIO C'E' UN FARO DI LUCE

 


Riaccendere il faro del Duce? La Provincia dà via libera.
 Ma Anpi e comunità ebraica insorgono.
Mal di pancia anche da . . . Londra (sic!)
 
Il castello di Rocca delle Caminate, nel Comune di Meldola, era la casa estiva di Mussolini. Nel 1927 in cima alla torre venne installato un faro che emetteva un fascio di luce tricolore visibile da 60 chilometri che segnalava quando il Duce soggiornava in Romagna.
 
 
Proponiamo due articoli ai nostri lettori
 

La guerra sul faro di Mussolini: “Non riaccendete quella ferita”

Predappio, la Provincia dà via libera: “Sarà visibile da Rimini, porterà turisti”. Ma Anpi e comunità ebraica insorgono. I nipoti del partigiano ucciso: uno sfregio
 
 gabriele martini
inviato a predappio (forlì)
I calzini neri con la faccia di Mussolini costano 3 euro. Se ne compri cinque c’è lo sconto. Ne servono 15 per aggiudicarsi la felpa con l’effigie della Decima Mas. Il ragazzo romano, barba curata e scarpe griffate, opta per uno scaldacollo con la scritta «me ne frego» e un manganello. «A noi!», urla uscendo dal negozio. Appeso alla parete, tra souvenir di dubbio gusto, spicca un quadro che ritrae un faro. La firma è in basso a sinistra, ben leggibile: Romano Mussolini, quarto figlio di Benito e donna Rachele. Il prezzo non è trattabile: 600 euro. Il faro è quello che sorge a quattro chilometri da qui, sulla collina che domina Predappio. È il faro del Duce. Durante il Ventennio segnalava quando Mussolini soggiornava in Romagna. E ora c’è chi vuole riaccenderlo. 
 
Il castello di Rocca delle Caminate, nel territorio del Comune di Meldola, era la residenza estiva del capo del fascismo. Oggi è proprietà della Provincia di Forlì. Nel 1927 in cima alla torre venne installato un faro che emetteva un fascio di luce tricolore visibile a oltre 60 chilometri di distanza. Il 28 settembre 1943, in questo edificio circondato da pini e cipressi, si tenne il primo consiglio dei ministri di quella che sarà la Repubblica Sociale Italiana. Nei mesi precedenti la Liberazione le segrete del castello furono luogo di indicibili torture nei confronti di partigiani e antifascisti. Come quelle che portarono alla morte di Antonio Carini, nome di battaglia Orsi, uno dei cinque membri del Comando generale delle Brigate Garibaldi, ucciso il 13 marzo 1944.  
 
Ma la memoria, in questa fetta d’Appennino, slitta in secondo piano. «Vogliamo riaccendere il faro per attrarre turisti», spiega Gianluca Zattini, sindaco di Meldola. «Sarà visibile da Imola a Rimini e richiamerà quassù un bel po’ di gente. Stiamo definendo le pratiche per affidare la gestione, ci sarà anche un ristorante». Il pericolo, ribattono dal neonato comitato anti-faro, è che Rocca delle Caminate diventi luogo di pellegrinaggio del turismo nero. «Nero, rosso, bianco, io non ne faccio una questione di colore. Chiunque vorrà visitare il faro sarà il benvenuto», svicola il primo cittadino: «Chi si oppone fa una battaglia culturale di retroguardia». La Provincia di Forlì ha dato via libera, la proposta è stata approvata con voti bipartisan. «La rocca ha una storia millenaria, i nostalgici saranno una minoranza», dice il presidente dell’ente Davide Drei. Ma il Pd è diviso: il deputato catanese Giuseppe Berretta ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno sostenendo che «la riaccensione del faro è apologia di fascismo». Il collega di partito forlivese Marco Di Maio definisce le accuse «ridicole» e ribatte che l’obiettivo è «valorizzare un luogo straordinario, senza scordare la storia».  
 
Anche all’interno dell’Anpi le posizioni sono sfumate. Tamer Favali, presidente della sezione di Forlì, mette i paletti: «Riaccendere il faro si può, ma allora diventi il faro della pace, questa è la nostra proposta». La coordinatrice regionale Anna Cocchi è meno accomodante: «Se è rimasto spento finora, deve continuare a esserlo. L’accensione era legata alla presenza di Mussolini, che non merita certo di essere ricordato. Il faro rievoca la sua persona e l’Anpi non dimentica».
Giorgio Frassineti, sindaco Pd di Predappio, spalleggia invece l’iniziativa dell’omologo del Comune confinante: «Voglio restare fuori da questa polemica», premette.
 Poi sgancia il siluro: «Nel 2017 bisognerebbe interrogarsi su che senso abbia l’esistenza dell’associazione partigiani. Sinceramente credo che l’Anpi abbia esaurito il suo compito anni fa».  
 
La comunità ebraica è preoccupata. «Qui c’è la tendenza a nascondere le malefatte del regime», lamenta Luciano Caro, rabbino di Ferrara. «A Predappio ci sono clamorose celebrazioni del fascismo: busti, bandiere, gadget, reliquie. Riaccendere il faro significa aggiungere ulteriore squallore». Ma gli amministratori locali non sembrano intimoriti dalle polemiche. Stime ufficiose calcolano che il turismo nero porti in paese almeno 40 mila presenze all’anno tra neofascisti in camicia nera e parate cialtronesche. Un business di cui la città non sembra intenzionata a privarsi. Al cimitero il viavai è incessante. Nella cripta che conserva le spoglie di Benito Mussolini i turisti si inginocchiano e lasciano dediche sul quaderno: «Il nostro onore si chiama fedeltà», «la storia ti darà ragione». Fino alla macabra preghiera di tale Giuseppe Pellegrini da Viterbo: «Fa che muoiano i clandestini, non tutti, vedi tu, basta che in Italia non vengano più».  
 
Contro la riaccensione del faro si schierano anche i nipoti di Antonio Carini, comandante della Resistenza catturato il 6 marzo del 1944 e sottoposto alle torture più efferate proprio a Rocca delle Caminate. Il partigiano “Orsi”, ormai in fin di vita, fu legato ad un’auto, trascinato per vari chilometri fino a Meldola, pugnalato e poi buttato giù da un ponte. «In quel luogo nostro zio è stato trucidato e ucciso, riaccendere quel faro sarebbe una profanazione. È uno sfregio alla sua memoria e a quella degli altri antifascisti imprigionati», dicono Dirce Pedrini, Cesare e Libero Carini. «L’iniziativa della Provincia è una vergogna, speriamo cambino idea». Ma a Predappio trovare qualcuno che si opponga all’accensione del faro è un’impresa. A metà pomeriggio un gruppo di anziani ciondola fuori dal bar a pochi metri dall’ex Casa del Fascio, dove dovrebbe sorgere il museo del fascismo: «Da queste parti abbiamo un detto che recita così: Mussolini non ci ha fatto paura da vivo, non ce ne farà da morto».  
 
FONTE:
 
 
 

Riaccensione del Faro del Duce, arriva un secco "no" anche da Londra

Riaccensione del Faro del Duce, arriva un secco "no" anche da Londra

Anche da Londra arriva un "no" a chi vorrebbe riaccendere il faro in cima alla torre di Rocca delle Caminate a Predappio che fu la residenza di Mussolini.
Riaccensione del Faro del Duce, arriva un secco "no" anche da Londra

 

Anche da Londra arriva un “no” a chi vorrebbe riaccendere il faro in cima alla torre di Rocca delle Caminate a Predappio che fu la residenza di Mussolini. E’ quello della Sezione dell’Anpi nel Regno Unito sulla cui pagina Facebook il giornalista e scrittore romagnolo Alfio Bernabei, che vive da tempo a Londra, scrive che riaccendere il faro sarebbe come fare un regalo “ai nazi-fascisti nazionali e internazionali”.
Bernabei osserva “C’è sempre chi vuole diffondere propaganda della dittatura fascista. Ma questa iniziativa (per ora solo ventilata)  equivarrebbe alla pubblicità al neon presentando il fascismo come epicentro di salvezza (faro) per chilometri e chilometri senza neppure perdere un minuto delle ore notturne".
“Immaginate i bambini che chiedono: “Cos’è quella luce che brilla così lontano?” “E’ il faro di Mussolini”. “Se lo hanno riacceso significa che doveva essere un grand' uomo, luce di speranza.”
 “Certo, era anche alleato di Adolf Hitler insieme al quale dopo aver soggiogato gli Italiani contribuì a portare avanti gli sviluppi che condussero alla seconda guerra mondiale, 50 milioni di morti. 8000 candele di omaggio se le merita.” dice ancora Bernabei.
Nel sostenere che riaccendere il faro sarebbe “apologia di fascismo” l’Anpi londinese “si associa al deputato Giuseppe Berretta che ha sollevato la questione con un’interrogazione al Ministro degli Interni ricordando tra l’altro che “proprio Rocca delle Caminate è stato un luogo della vergogna, il luogo in cui fu massacrato con incredibile ferocia Antonio Carini detto Orsi, dirigente nazionale partigiano, e sempre lì furono imprigionati e torturati tanti altri partigiani".
Bernabei conclude scrivendo che il faro riacceso “sarebbe un oltraggio alla memoria della Resistenza e nuova componente di quella derelizione morale associata al revisionismo storico che con varie scuse vuole riverniciare a fresco i simboli della dittatura.”
 

L'INFAMIA NON VA IN PRESCRIZIONE. ONORE A MIKIS MANTAKAS

QUANDO UCCIDERE UN FASCISTA NON ERA REATO
LOTTA CONTINUA 12 MARZO 1977
 


ONORE A MIKIS MANTAKAS
 
 
 

MALATTIA: LA GALLINA DALLE UOVA DI PLATINO


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La crisi economica sta interessando quasi tutti i settori commerciali e industriali del mondo occidentale. Quasi tutti i settori è stato detto, perché ve n’è uno che non risente minimamente dell’andamento dello spread, non risente della crisi bancaria, della deflazione o dell’inflazione: il mercato della malattia!
Un mercato che evidenzia un andamento in costante crescita, anno dopo anno.
Curare, curare e curare è il mantra ufficiale. Ma curare cosa?
La mission è semplice: curare malattie quando esistono ed inventarle quando non esistono. Soprattutto questa seconda strategia è quella vincente: se milioni di persone sanissime vengono convinte di essere malate, il mercato si allarga all’infinito, e se parti fin da piccino, tale mercato diventa illimitato.
Nelle sale ovali delle industrie farmaceutiche, dove si gioca, si specula e si guadagna sulla salute e sulla vita di miliardi di persone la parola crisi è vietatissima. In queste sale le pareti sono coperte da grafici le cui curve tendono sempre verso il soffitto. Sono i luoghi dove le competenze dell’economista, le genialità del neuromarketing, del general manager e general director vengono fuse assieme e messe a servizio della cupidigia umana.
Il punto non è solo creare nuove molecole e nuovi principi attivi, dato che per produrli le industrie devono spendere tanti soldi, fare ricerca e perdere tempo, la strategia ottimale è invece creare e inventare nuove malattie a cui adattare farmaci esistenti o banali farmaci-fotopia (me-too).
Il mondo è sempre più malato Secondo un aggiornatissimo documento redatto da EvaluatedPharma (società leader di analisi e previsione del settore biotech e farmaceutico) dal titolo: “World Preview 2016, Outlook to 2002” (“Previsione mondiale 2016, anteprima al 2022”) la salute umana andrà peggiorando perché le prescrizioni di farmaci a livello globale dal 2008 al 2022 cresceranno a ritmo del 6,3%.
Ecco l’analisi:
 
 
2017
2018
2019
2021
2022
Prescrizione
farmaci
822 miliardi di $
873 miliardi di $
931 miliardi di $
1060 miliardi di $
1121 miliardi di $
Nel solo anno 2017 le vendite di farmaci supereranno gli 800 miliardi di dollari e nel 2022 tale cifra sfonderà i mille miliardi: 1,12 trilioni di dollari.
Se qualcuno ha ancora dei dubbi sul fatto che la malattia è il business per eccellenza, è bene che dia una occhiata a queste previsioni. §
La malattia è il business che supera ogni altro, compresa la guerra al terrorismo.
Chi ci guadagna in tutto questo? Ovviamente Big Pharma:
 
Compagnia
Anno 2015
Anno 2022
Roche
38.7 miliardi di $
52.6 miliardi di $
Novartis
42,5 miliardi di $
52.5 miliardi di $
Pfizer
43.1 miliardi di $
49.1 miliardi di $
Sanofi
34,8 miliardi di $
45.4 miliardi di $
Johnson&Johnson
29.9 miliardi di $
39.8 miliardi di $
Merck
35.2 miliardi di $
39.2 miliardi di $
GlaxoSmithKline
27.1 miliardi di $
32.5 miliardi di $
AbbVie (Abbott)
22.7 miliardi di $
31.0 miliardi di $
Allergan
18.4 miliardi di $
30.7 miliardi di $
Astrazeneca
23.3 miliardi di $
30.2 miliardi di $
Gilead Sciences
32.2 miliardi di $
29.0 miliardi di $
Bristol-Myers Squibb
14.5 miliardi di $
27.6 miliardi di $
Novo Nordisk
16.1 miliardi di $
27.3 miliardi di $
Amgen
20.9 miliardi di $
27.0 miliardi di $
Celgene
9.1 miliardi di $
25.6 miliardi di $
Eli Lilly
15.9 miliardi di $
22.0 miliardi di $
Shire
6.1 miliardi di $
20.5 miliardi di $
Bayer
15.6 miliardi di $
19.6 miliardi di $
Boehringer Ingelheim
12.4 miliardi di $
18.3 miliardi di $
Teva
17.0 miliardi di $
17.5 miliardi di $
Totale
742 miliardi di $
1.120 miliardi di $

Alcune società nel periodo 2015 - 2022 come Roche, Sanofi, Johnson e Astrazeneca cresceranno con un ritmo del 4%, la AbbVie (Abbott) del 5%, l’irlandese Allergan[1] dell’8%, la Bristol-Myers Squibb del 10%, la Celgene[2] del 16% e la Shire[3] addirittura del 19%.
Cancro: l’Eldorado per le lobbies L’area terapeutica più interessante per l’industria è quella ovviamente dove c’è maggior business, cioè dove i ricavi sono massimi.
Al primo posto, come è stato ampiamente espresso più volte, c’è il cancro.
 
Area terapeutica
2015
2022
Oncologia
83.2 miliardi di $
190 miliardi di $
Diabete
41.7 miliardi di $
66.1 miliardi di $
Malattie reumatiche
48.8 miliardi di $
54.5 miliardi di $
Malattie virali
50.7 miliardi di $
50.9 miliardi di $
Vaccini
27.6 miliardi di $
39.0 miliardi di $
Broncodilatatori
30.2 miliardi di $
34.7 miliardi di $
Organo di senso
19.8 miliardi di $
33.3 miliardi di $
Anti-ipertensivi
25.7 miliardi di $
26.5 miliardi di $
Dermatologici
12.1 miliardi di $
24.3 miliardi di $
Terapia Sclerosi Multipla
20.2 miliardi di $
23.2 miliardi di $
Immunosoppressori
9.5 miliardi di $
22.1 miliardi di $
Anticoagulanti
11.9 miliardi di $
20.3 miliardi di $
Anti-colesterolo
15.4 miliardi di $
18.2 miliardi di $
Antibatterici
12.4 miliardi di $
16.9 miliardi di $
Il cancro - secondo le previsioni - avrà un trend di crescita del 12,5% nei prossimi sette anni, rimanendo indiscutibilmente la malattia più diffusa e per questo più interessante per le industrie superando di ben tre volte il diabete che si piazza al secondo posto.

 Chi specula e guadagna sul cancro?
 
Compagnia
2015
2022
Roche
25.7 miliardi di $
32.2 miliardi di $
Celgene
8,5 miliardi di $
18.6 miliardi di $
Bristol-Myers Squibb
4,5 miliardi di $
16.3 miliardi di $
Johnson&Johnson
4.0 miliardi di $
11.9 miliardi di $
Novartis
10,3 miliardi di $
11.8 miliardi di $
Pfizer
3.3 miliardi di $
9.7 miliardi di $
Astrazeneca
2.8 miliardi di $
8.8 miliardi di $
AbbVie (Abbott)
1.4 miliardi di $
8.4 miliardi di $
Merck
0.92 miliardi di $
6.1 miliardi di $
Eli Lilly
2.9 miliardi di $
5.8 miliardi di $
Totale
64.8 miliardi di $
130 miliardi di $
I farmaci oncologici hanno fatto guadagnare (solo alle prime dieci corporation) 65 miliardi nel 2015 e arriveranno a fornire a tali società 130 miliardi nel 2022. Tenendo conto anche delle altre aziende minori si arriva ad un mercato annuo di 190 miliardi di dollari solo per la chemioterapia!
Anche i vaccini sono molto interessanti per l’Industria e non solo per via delle entrature (36 miliardi di dollari all’anno) ma soprattutto perché andando a squilibrare il sistema immunitario predispongono i bambini sani a diventare ottimi pazienti da adulti…


Ecco l’elenco delle lobbies che guadagnano con i vaccini:
 
Compagnia
2015
2022
GlaxoSmithKline
5.5 miliardi di $
8.5 miliardi di $
Sanofi
5,7 miliardi di $
8.2 miliardi di $
Pfizer
6.4 miliardi di $
7.4 miliardi di $
Merck
6.1 miliardi di $
7.2 miliardi di $
Novavax
-
2.1 miliardi di $
CSL
1,1 miliardi di $
1.3 miliardi di $
Emergent BioSolutions
0.29 miliardi di $
0.507 miliardi di $
Mitsubishi Tanabe Pharma
0.38 miliardi di $
0.426 miliardi di $
Astellas Pharma
0.33 miliardi di $
0.409 miliardi di $
Dynavax Technologies
-
0.406 miliardi di $
Totale
26 miliardi di $
36.69 miliardi di $

Infine altrettanto interessanti sono le previsioni dei farmaci che saranno i più venduti al mondo.
 
Farmaco
Patologia
2015
2022
Opdivo (nivolumab)
cancro
1.1 miliardi di $
14.6 miliardi di $
Humira (adalimumab)
antidolorifico
14,35 miliardi di $
13.64 miliardi di $
Revlimid (lenalidomide)
mieloma
5.8 miliardi di $
13.02 miliardi di $
Xarelto (rivaroxaban)
anticoagulante
3.9 miliardi di $
7.8 miliardi di $
Eylea (aflibercept)
cancro
4.3 miliardi di $
7.7 miliardi di $
Imbruvica (ibrutinib)
cancro
1,3 miliardi di $
7.2 miliardi di $
Enbrel (etanercept)
autoimmunitarie
9 miliardi di $
7.1 miliardi di $
Prevnar 13 (pneumococcal)
meningite
6.3 miliardi di $
6.0 miliardi di $
Keytruda (pembrolizumab)
cancro
0.56 miliardi di $
5.95 miliardi di $
Januvia (sitagliptin phosphate)
diabete
6.3 miliardi di $
5.9 miliardi di $
Ibrance (palbociclib)
cancro
0.72 miliardi di $
5.7 miliardi di $
Totale
 
26 miliardi di $
36.69 miliardi di $
Nelle prime 11 molecole ben 6 (oltre la metà) servono e serviranno per “curare” il cancro.
Stessa cosa se si analizzano singolarmente i farmaci: il trend di maggior crescita riguarda sempre il cancro: + 28% di aumento dell’Imbruvica (cancro), + 34% dell’Ibrance (cancro) e
+ 40% del Keytruda (cancro).
Per gli esperti di biotech e pharma il cancro continuerà a crescere inesorabilmente.

 
Conclusione
 Questo aggiornatissimo documento redatto nel settembre del 2016 da EvaluatedPharma è molto illuminante perché ci mostra senza mezzi termini e senza parafrasare quelle che sono le previsioni (strategie commerciali e di marketing) delle industrie del farmaco.
Il risultato è scontato: per le lobbies l’uomo sarà sempre più malato e la crescita costante nella vendita di farmaci e droghe anno dopo anno ne sarebbe la prova.
Queste però sono le previsioni dell’Industria, le indicazioni (o speranze) di chi guadagna miliardi spacciando farmaci e speculando sulla malattia.
Chiaramente stanno creando un mondo e una realtà ben precisa, ma il futuro non esiste perché esiste esclusivamente il qui e ora (hic et nunc). Il futuro verrà creato passo dopo passo da quello che facciamo, pensiamo, diciamo, sentiamo e mangiamo in ogni istante del perenne presente…
Le dottrine plurimillenarie e oggi la fisica di quanti insegnano che il pensiero con intenzione è in grado di creare e plasmare la realtà circostante.  
Possiamo spezzare in qualsiasi momento le catene (spesso mentali) che ci bloccano in siffatta visione. Come? Diventando uomini liberi, informati, consapevoli e cambiando il nostro modo di pensare e agire.
Oggi le conoscenze e le informazioni non mancano per cui non ci sono più giustificazioni.
Continuare a fare screening di massa (sangue occulto, mammografie, Psa, pap-test, ecc.) pensando di prevenire i tumori è un errore gravissimo prima culturale e poi comportamentale...
Gli screening di massa e non semmai personalizzati servono a trovare il malato nel sano, o per dirla in altra maniera, servono a trasformare il sano in un nuovo paziente.
Continuare a fare esami routinari del sangue non sapendo che i parametri di “normalità” vengono costantemente abbassati dalle stesse lobbies che poi mettono a disposizione i farmaci per quelle malattie appena sovra-diagnosticate è una cosa illogica e insensata.
Lo stile di vita è e rimarrà sempre la discriminante che fa la differenza tra l’uomo libero e sano e quello schiavo e malato.
L’alimentazione sana, il movimento corporeo quotidiano, la respirazione, una corretta idratazione, un equilibrato mondo emozionale/astrale, stare lontanissimi dagli screening e soprattutto dalla tv, ecc.
Alcune banali indicazioni che però sono il modo migliore e il più economico per evitare di cadere nelle mani guantate dei camici bianchi e nelle ganasce diaboliche delle lobbies.
Esiste sempre l’alternativa: essere il perfetto suddito-schiavo, il cliente ideale per Big Pharma.
A milioni ogni anno ne vengono sfornati dal cilindro magico.
Se invece riusciamo ad immaginarci uomini liberi, sani, senza farmaci e senza condizionamenti mentali le previsioni di EvaluatedPharma finiranno nel cesso perché faremo collassare quell’onda che si materializzerà portandoci incontro quell’esperienza specifica.
Come dice Silvano Agosti: il vero schiavo non è quello che ha le catene al piede, ma quello che non è più in grado di immaginarsi la libertà…
Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”Albert Einstein
 
di Marcello Pamio
 
FONTE:

[1] La Allergan è focalizzata sullo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti farmaceutici branded, dispositivi medici e farmaci di origine biotecnologica per i pazienti di tutto il mondo
[2] Celgene è una società americana del New Jersey di biofarmaceutica
[3] Shire è un gruppo leader mondiale nel settore globale delle biotecnologie