giovedì 12 ottobre 2017

"UCCIDERE UN FASCISTA NON E' REATO"

 
L'INFAMIA DI IERI CONTINUA OGGI
COL CASO DELL' "INTOCCABILE" BATTISTI
 
Due pesi, due misure/ La comica Battisti e l’omicidio Pagliai.
Una morte di Stato dimenticata

Sino a quando uno Stato può farsi prendere in giro da giurisprudenze straniere pronte a farsi beffe dello stesso concetto di giustizia? Fino a quando può resistere alla tentazione di rispondere con mezzi e operazioni extra giudiziali o para-legali? Il caso del terrorista e criminale Cesare Battisti condannato con sentenza definitiva nel 1993 a due ergastoli per quattro omicidi è un caso di scuola.
A 24 anni da quella condanna continua a beneficiare d’una libertà garantitagli prima da una giurisprudenza francese ispirata dalla politica sull’asilo di Mitterrand e poi da una magistratura brasiliana piegata all’ideologia di sinistra del presidente Luiz Inacio Lula. Un’ideologia sopravvissuta all’incarcerazione del corrotto Lula visto che giovedì un altro giudice carioca gli ha concesso ulteriori scampoli di libertà. Ma l’Italia può tollerare un ulteriore diniego all’estradizione? Può accettare altri rinvii motivati da cavilli che trasformano la «giustizia» in una beffa ai danni dei familiari delle vittime?
In almeno due casi del passato la nostra democrazia ha agilmente scavalcato i confini legali pur di assicurare alla giustizia dei presunti criminali.
Il primo caso risale all’agosto 1979 quando i nostri 007 inseguono in Costarica Franco Freda fuggito durante il processo in cui è imputato per la strage di Piazza Fontana. Intercettato e catturato l’estremista di destra viene impacchettato e rispedito in Italia mentre la nostra diplomazia strappa – grazie alle pressioni di Washington – un formale atto d’estradizione alle autorità costaricane.
 Più spregiudicata e tragica è l’operazione imbastita nell’ottobre 1982 dal Sisde per «recuperare» l’estremista di destra Pierluigi Pagliai, formalmente incensurato ma braccio destro in Bolivia del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie, allora sospettato di complicità nella strage di Bologna. Pur di catturare Pagliai il Sisde affitta un aereo Alitalia, vi imbarca un’ottantina di uomini che sbarcano a La Paz dopo aver recuperato a Porto Rico un agente Cia incaricato di coordinarsi con un gruppo di «carabineiros» boliviani in rotta con il proprio governo. Individuato davanti ad una chiesa di Santa Cruz de La Serra Pagliai alza le mani, ma viene colpito alla testa da due proiettili. Operato dal medico dell’ambasciata statunitense e caricato sul volo Alitalia, Pagliai viene riportato in Italia dove morirà senza uscire dal coma.
 Dunque se la consuetudine ha qualche valore giurisprudenziale, c’è da chiedersi se il passato non possa fornire suggestioni anche all’Italia del presente. Un’Italia che volendo attenersi a esempi di più mature e certificate democrazie potrebbe ispirarsi alle condotte di un premio Nobel per la Pace come Barack Obama. Si deve a lui l’ordine esecutivo che nel 2011 consente ai droni della Cia d’incenerire nello Yemen prima il cittadino americano Anwar Al Awlaki, il predicatore di Al Qaida ispiratore di un massacro e di un fallito attentato ad un volo di linea e poi Samir Khan, un altro americano fondatore di Inspire, la rivista di Al Qaida.
 E quanto a mature democrazie l’Inghilterra non è da meno. Da oltre un anno le forze speciali inglesi in Iraq e Siria hanno l’incarico di eliminare i jihadisti britannici sospettati di aver combattuto tra le fila dell’Isis. In caso di mancata estradizione insomma le suggestioni per eventuali risoluzioni alternative, ma ovviamente incruente, del caso Battisti non mancano.
Basterà decidere se vogliamo proseguire la farsa fin qui impostaci o perseguire un’autentica giustizia.





 

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