lunedì 2 ottobre 2017

SPAGNA E CATALOGNA: I PRINCIPI DI IERI e le opinioni di oggi . PARTE PRIMA

 
"La Spagna è una unità di destino nell'universale. Ogni cospirazione contro questa unità è da ripugnare. Ogni separatismo è un crimine che non perdoneremo. La costituzione vigente, in quanto incitante alle disgregazioni, attenta all'unità di destino della Spagna. Per questo noi esigiamo il suo istantaneo annullamento."
(Josè Antonio primo De Rivera)



 

SANTIAGO ABASCAL:

CON TRADUZIONE DI LUCIANO LAGO

La Spagna si solleva contro la secessione

La mobilitazione massiccia di Madrid non aveva il sostegno di alcuno dei partiti politici con rappresentanza parlamentare – piuttosto del loro disprezzo e dei loro passi avanti – e pochissimi media ne hanno dato notizia, ma la piazza di Cibeles a Madrid si è riempita traboccante di  una moltitudine di persone.
Questo sabato migliaia di spagnoli si sono concentrati di fronte al municipio della nostra città con le bandiere della Spagna. La chiamata, Invocata dalla Fondazione per la Difesa della Nazione Spagnola, è stata recepita da decine di organizzazioni della società civile in cui si è manifestato il più forte appello patriottico degli ultimi anni.

Anche se la mobilitazione non ha avuto l’appoggio di una delle parti politiche con rappresentanza parlamentare – anzi veniva rappresentata con disprezzo e mettendo i  bastoni fra le ruote- e pochissimi media hanno fatto eco (tranne i gruppo media Intereconomía e gruppo Digital Freedom come onorevole eccezione), la piazza Cibeles era traboccante di una folla di persone. Ci sono state anche partecipazioni massicce in città come Seviglia, Valencia, Las Palmas o Cadice. E, naturalmente, a Barcellona, ​​dove migliaia di catalani si sono riuniti in mattinata in Plaza de Sant Jaume, in una manifestazione convocata dalla Fondazione DENAES e molti hanno fatto un corteo nel pomeriggio per la Via Laietana in un altra manifestazione organizzata da associazioni della società civile catalana. Ma non solo in quei luoghi.
Possiamo senza dubbio  dire che le concentrazioni del 30-S, ieri, erano più rilevanti di quelle di 15-M. Ma a differenza di quanto accaduto il 15-M, dove il campo di vista era stato ingrandito dai media, in questa occasione i media hanno cercato di ignorarli.
Ma la dimensione della risposta è stata tale da non poter essere in grado di fingerla irrilevante. Così i media di sinistra, compreso il traditore Roures, la stampa sovvenzionata e i  lacchè dei media di Soraya, hanno cercato di screditare le mobilitazioni mettendo in primo piano sulle foto di prima pagina i manifestanti con il braccio alzato (alcune con cappotti invernali) o mostrare con l’aquila di San Juan. Manipolazioni grezze, come quelle della La Vanguardia, il proprietario della edizione online allude alla manifestazione di Madrid quando avevano cantato il “Cara al sol” e avevano fatto il saluto fascista, mentre il vero racconto della storia ha riconosciuto che quelli che così si comportavano erano solo venti dei 10.000 cittadini che hanno dimostrato due ore dopo il completamento della concentrazione.
Plaza de Cibeles Madrid
E per quanto i partiti e i media dell’ establishment  hanno voluto nascondere e falsificare, la verità finisce per brillare come alla luce del sole. E la verità è che la manifestazione di ieri non ha fatto nulla di più se far ondeggiare la bandiera di tutti nel  rituale, sostenere la Guardia Civil e il lancio di applausi alla Polizia Nazionale di Catalogna e di Spagna, e la richiesta del rispetto della legalità costituzionale.
Le dimostrazioni di ieri hanno anche mostrato il supporto per i milioni di cittadini fedeli che vivono in Catalogna e che devono sopportare ogni giorno le azioni di un governo regionale che ha rotto l’ordine costituzionale e li incoraggia ad essere vessati da organizzazioni separatiste, Omnium Cultural e ANC, convertiti in autentiche milizie del regime separatista totalitario.
Abbiamo anche approfittato della riunione per chiedere che il governo della Nazione agisca in Catalogna per ripristinare l’ordine costituzionale, perseguire contro gli organizzatori del colpo di stato e garantire i diritti civili dei catalani. E mostriamo la nostra sorpresa perché, nonostante tutto ciò che è già accaduto, Maríano Rajoy non è stato in grado di applicare l’art.155 della Costituzione spagnola e di prendere le redini del potere in Catalogna.
Tra l’altro, il Partito Popolare  non solo non  ha incoraggiato la partecipazione a questa iniziativa della società civile, -così come Ciudadanos – ma dalla sua direzione nazionale, dai quadri locali sono state date  istruzioni precise  per scoraggiare a partecipare a tale manifestazione patriottica.. Loro sapranno perché lo hanno fatto. Senza dubbio il loro  elettorato merita una spiegazione. Tra l’altro perché insieme a noi, erano presenti  molti degli elettori del  PP, di Ciudadanos e sono sicuro anche molti elettori socialisti, anche loro con noi.
Ogni volta che vedo più bandiere sui balconi delle strade spagnole, vedo sempre più segni di patriottismo tra i cittadini comuni. I miei amici a Barcellona mi dicono che durante il giorno ieri hanno cominciato a vedere bandiere sulle facciate della città. Che il muro di silenzio imposto dalla mafia separatista inizia a rompersi.
La Spagna si solleva contro la secessione
Non è la prima volta che la nostra nazione vive un momento complicato. Il 2 maggio del 1808, la corona spagnola era stata data a Bonaparte da un re di fellone. Non c’era allora Rajoy a governare , ma Godoy. Come nei nostri giorni, le istituzioni di quel tempo, formate dai nobili e dall’alto comando dell’esercito, accettarono le dimissioni e non riuscirono ad affrontare faccia a faccia all’invasore.
Furono allora le città spagnole, spinte da due giovani ufficiali di artiglieria, Daoiz e Velarde, che si ribellarono contro l’invasore e risvegliarono la Nazione. Allora i combattenti spagnoli, molti dei quali catalani, furono in grado di sconfiggere l’esercito più potente del tempo e recuperare l’indipendenza del nostro paese. Ora non abbiamo affrontato il Napoleone imbattuto, ma un disonesto personaggio fastidioso come il secessionista Puigdemont. La sconfitta non è un’opzione.
Manifestazioni nazionaliste in Spagna contro i secessionisti
Oggi, il primo di ottobre, sarà una giornata molto complicata. Lo vivrò da Barcellona. Non possiamo sapere cosa succederà. L’unica cosa che sembra certa è che ci saranno disordini pubblici. Né sappiamo cosa accadrà nei prossimi giorni. Sembra che i separatisti siano pronti a raggiungere il loro obiettivo ed alla fine fare di dichiarazione unilaterale di secessione . Ed è assolutamente imprevedibile sapere cosa farà il presidente del governo.
Senza dubbio, i tempi difficili stanno arrivando. Ma dobbiamo avere speranza e fiducia che ci sarà un futuro migliore davanti a noi.
Ma noi dobbiamo combattere per quel futuro. Sono convinto che nei prossimi giorni ci ritroveremo di nuovo per le strade. Perché la nazione spagnola, che dormiva una letargo profonda, si è risvegliata. La Spagna è aumentata nella consapevolezza di molti. La Spagna si è sollevata in piedi. E nessuno ci può più fermare. Perché saremo fedeli al giuramento che abbiamo dato al nostro paese.
Fonte: La Gaceta.es
Traduzione: Luciano Lago
https://www.controinformazione.info/la-spagna-si-solleva-contro-la-secessione/



MASSIMO FINI:

La piccola patria che Madrid vuole spegnere

Nel 1975, a Helsinki, 35 Stati del mondo, fra cui la Spagna, sancirono il diritto all’’autodeterminazione dei popoli’. Se questi accordi non sono solo delle astratte enunciazioni di principio destinate a non avere alcuna applicazione la Catalogna ha il pieno diritto di fare il suo referendum di indipendenza dalla Spagna.
L’intervento di Madrid per impedire il referendum che dovrebbe svolgersi il primo ottobre è brutale, violento e nella memoria dei catalani che hanno l’età per averla ha ricordato i metodi del regime franchista. Arresti di funzionari del governo catalano anche di altissimo livello come il braccio destro del vice presidente catalano, Josep Maria Jové, minaccia di arrestare lo stesso presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, sequestro delle schede elettorali, chiusura dei seggi. Ma i catalani non demordono: hanno fatto stampare un milione di nuove schede, hanno aperto nuovi seggi che però la polizia di Madrid ha circondato impedendone l’accesso. Molto dipende ora dall’atteggiamento della polizia catalana (Mossos d’Esquadra) il cui comandante Trapero si è rifiutato, almeno per ora, di sottomettersi alla Guardia Civil spagnola. Nel momento in cui scriviamo le manifestazioni degli indipendentisti sono state pacifiche, nella forma prevalentemente dei sit-in ma se si dovesse arrivare a uno scontro fra le due polizie si aprirebbe la strada in Spagna a una sanguinosa guerra civile, non diversa se non nelle proporzioni da quella che attraversò il Paese alla fine degli anni Trenta e che contrappose i nazionalisti di Francisco Franco ai repubblicani.
Nulla è immutabile nella vita degli uomini e delle loro organizzazioni. La Storia, e il Tempo che scorre con essa, non si ferma checché ne abbiano pensato tutti gli storicismi, da Hegel a Marx fino a quel epigono imbecille di Fukuyama. Nuovi Stati si formano, altri si disgregano, altri ancora scompaiono. Se così non fosse tutto il ‘mondo nuovo’ che si aprì agli occhi degli europei al tempo di Magellano sarebbe rimasto, per diktat del Papato, che allora aveva una grande influenza, diviso in due zone, l’una spagnola, l’altra portoghese. Ma così non è andata.
Fermiamoci però a tempi più vicini a noi. Dopo il collasso dell’Urss le ex Repubbliche sovietiche sono diventate degli Stati a tutti gli effetti (Estonia, Lituania, Lettonia, Georgia, Turkmenistan, Azerbaigian, Kazakistan, Tagikistan, Uzbekistan, Armenia, Ucraina per nominarne solo alcuni), la Jugoslavia è scomparsa dalle mappe geografiche dividendosi in Slovenia, Croazia, Bosnia, Macedonia, Montenegro, Kosovo, la Slovacchia si è staccata dalla Cechia, la Germania si è riunificata. A parte la Bosnia e in particolare il Kosovo dove c’è stato un pesante intervento militare degli americani per staccarlo, a loro uso e consumo, dalla madre patria serba, tutte queste separazioni, o riunificazioni, sono avvenute in modo sostanzialmente pacifico. A volte erano così naturali che non c’è nemmeno stato il bisogno di ricorrere a un referendum.
Attualmente bollono in pentola, oltre a quello catalano, l’indipendentismo basco, scozzese, corso e, se vogliamo, anche l’autonomismo Lombardo-Veneto.
Questi indipendentismi hanno raramente vere ragioni politiche ed economiche. Nascono piuttosto da pulsioni esistenziali. Sono il tentativo di recuperare le proprie radici, un’identità perduta, di sfuggire in qualche modo a quella standardizzazione e a quella omologazione che la globalizzazione ha esasperato. E più si stringe il cerchio della globalizzazione, più entreranno in azione le controspinte indipendentiste.
E’ il sogno delle ‘piccole patrie’ che è venuto prepotentemente alla ribalta, o perlomeno alla coscienza dell’opinione pubblica italiana, ai tempi della prima Lega.
Alla luce degli accordi di Helsinki è un ‘sogno’, anzi un diritto, del tutto legittimo e, a parte le violente resistenze di Madrid, non si capisce perché l’Onu, l’Unione europea, Angela Merkel e altri soggetti politici si oppongano all’indipendentismo catalano senza avere alcun diritto di mettervi il becco.
Non facciamo altro che parlare di democrazia, del potere sovrano del popolo ma quando la volontà popolare si manifesta nella sua forma più limpida che è quella della democrazia diretta, e non della democrazia rappresentativa, troviamo qualsiasi pretesto per aggirarla e annullarla. ‘Populismo’ è l’aggettivo più usato per svilire e bollare qualsiasi tentativo che si opponga al sistema e al dominio di ‘lorsignori’, politici, economici, finanziari, di tutto il mondo. E allora diciamolo una volta per tutte: la democrazia non esiste, è un imbroglio, una Fata Morgana che svanisce appena mette in pericolo il dominio dei Signori della Terra.
 
Massimo Fini
 
FONTE:
http://www.massimofini.it/articoli/blog
 

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