martedì 7 marzo 2017

8 MARZO: IO NON FESTEGGIO. QUELLA MIMOSA CHE PUZZA DI FALSO

 
In Italia la prima festa della donna fu organizzata dal Partito Comunista, la data dell’8 marzo fu stabilita a Mosca nel 1921 durante la “seconda conferenza delle donne comuniste”.
Ci hanno fatto credere che l’8 marzo 1908 un gruppo di donne si riunì nella Filanda tessile Cotton di New York per dichiararsi in sciopero. Il padrone le chiuse a chiave e l’edificio prese fuoco: morirono 129 donne.
Nulla di tutto ciò è mai accaduto. Nessuna fabbrica prese fuoco e nessuna donna morì bruciata l’8 marzo 1908. (…successe il 25 marzo 1911).
Quando la verità storica emerse, si tentò di retrodatare l’origine della festa al giorno 8 marzo 1857, giorno della “violenta repressione poliziesca” di una presunta “manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York”, l'invenzione bella e buona del famoso sciopero del 1857.
Anche questo quindi risultò essere falso.

E poi cercarono di attribuire la data ad una carica della polizia contro donne in sciopero l’8 marzo 1848, ma pure questo fu solo l’ennesimo falso storico, (era il il 19 marzo, non l'8)
Nella realtà la festa dell’8 marzo è stata imposta dal dittatore comunista sovietico Vlamidir Lenin e dalla femminista Alexandra Kollontai per far credere alle lavoratrici di essere state liberate dalla schiavitù capitalistico-patriarcale. La festa venne poi ufficializzata dal Soviet Supremo “per commemorare i meriti delle donne Sovietiche nella costruzione del Comunismo”.
In Italia, la festa venne introdotta nel 1921 dal Partito Comunista che pubblicò sul periodico “Compagna” un articolo secondo il quale Lenin proclamava l’8 marzo come “Giornata Internazionale della Donna”.
La festa cadde in disuso, e venne reintrodotta l’8 marzo 1945 dall’UDI, l’Unione donne italiane, organizzazione nata dalla Resistenza composta da donne appartenenti al PCI e ad altri partiti di sinistra.

Fu nel dopoguerra che venne fatta circolare la falsa storia delle donne bruciate, questa versione fu riportata infatti per la prima volta in Italia dal settimanale “La lotta”, edito dalla sezione bolognese del Partito Comunista Italiano.
Era il 1952, e quell’anno l’Udi distribuì alle sue iscritte una valanga di librettini minuscoli da attaccare agli abiti insieme a una mimosa. Nel libretto c’era un resoconto dell’incendio di New York. Due anni dopo, il settimanale della Cgil “Il lavoro”, perfezionò il racconto con un fotomontaggio che ritrae un signore arcigno in bombetta dal nome inventato che si fa largo fra masse di donne tenute indietro dalla polizia.

A proposito della mimosa: solo in Italia il simbolo è la mimosa; in paesi con climi più freddi il simbolo è un nastro viola, in quanto è stato fatto credere che le inesistenti lavoratrici bruciate producevano panni viola.
Furono proprio tre comuniste dell’Udi, Rita Montagnana (allora moglie di Palmiro Togliatti), Teresa Noce e Teresa Mattei, a stabilire che dall’8 marzo 1946 il fiore della Festa della donna in Italia sarebbe stato la mimosa: un fiore povero, popolare.

La “Festa della donna” fu istituita quindi nel quadro ideologico e politico che vedeva i paesi comunisti di tutto il mondo uniti per la rivoluzione del proletariato, sotto la guida dell’Unione Sovietica.
E’ dunque una “ricorrenza” comunista.
Dony Gobbi


FONTE: https://www.facebook.com/groups/1620983084843435/permalink/1872325559709185/?pnref=story

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